Il Golfo di Orosei è semplicemente magnifico. Per conservarne un’indimenticabile visione d’insieme, l’ideale è noleggiare un gommone a Cala Gonone e percorrere lentamente la costa a breve distanza dalle strapiombanti falesie calcaree (massima attenzione alla possibile caduta di pietre). Per via della limpidezza dell’acqua e dei ciottoli bianchissimi che si estendono fino in profondità, con il sole alto il colore del mare raggiunge un’intensità di azzurro difficilmente eguagliabile.

L’impervio Supramonte costiero può essere percorso anche a piedi seguendo il Selvaggio Blu, un impegnativo percorso trekking-alpinistico di 6 giorni che è ormai una meta irrinunciabile per tutti gli appassionati del genere.
Da segnalare il bellissimo libro Iscalas e Pizos di Sebastiano Cappai, che approfondisce l’antico rapporto dei pastori con i “sentieri verticali” del Supramonte costiero.
Considerata la prospettiva molto “azzardata” di quest’immagine, due parole di spiegazione sono necessarie: come per tutte le altre immagini del portfolio, si tratta di una panoramica sferica a 360° riportata su di un piano bidimensionale. E’ stata ripresa dal gommone a mano libera nei pressi dell’Arco di Goloritzè. L’isola che vediamo è in effetti la Sardegna (o meglio la zona sud del Golfo di Orosei), ma viene trasfigurata dalla distanza e dalla proiezione cilindrica fino a rassomigliare vagamente all’immaginaria Isla Nublar di Jurassic Park.
Sono qui particolarmente evidenti le possibilità creative offerte dalla fotografia a 360° che, pur riproducendo fedelmente la realtà attraverso un processo ottico, ne altera la prospettiva modificando di conseguenza anche le canoniche regole compositive. Ad esempio, nella fotografia tradizionale porre l’orizzonte al centro è solitamente considerato un errore, mentre nelle fotografie a 360° la sua centralità ne è un elemento costitutivo.
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