Tre fotografi paesaggisti nel paese dei balocchi
Il nostro viaggio verso l’Islanda ha inizio in una tiepida mattina di metà ottobre. Lasciamo un po’ a malincuore il clima ancora estivo della Sardegna per andare ad esplorare una terra a noi sconosciuta, lontana e anch’essa isolata, tra le fredde atmosfere del nord Atlantico.
L’Islanda
Dal punto di vista geologico l’Islanda, una terra giovane, totalmente vulcanica e in continua formazione, ha un aspetto eccezionalmente interessante: è infatti la parte emersa di un’immensa catena montuosa sottomarina, la Dorsale Medio Atlantica, che si estende dal Polo Nord fino all’Antartide. Proprio per questa sua singolare caratteristica offre la possibilità, quasi unica sul pianeta, di poter ammirare anche oltre la superficie del mare la separazione di due faglie continentali: quella nord-americana e quella eurasiatica.
In quest’isola relativamente piccola si contano ben 130 vulcani attivi e molti di questi sono ricoperti da spessi ghiacciai. La possibilità di eruzioni subglaciali, e di conseguenza il verificarsi di inondazioni catastrofiche improvvise, è concreta e il termine islandese Jökulhlaup identifica ormai a livello planetario questo temutissimo fenomeno. A parte la capitale Reykjavik, che ospita i due terzi dell’intera popolazione islandese e che è edificata in un territorio pianeggiante relativamente lontano dai grandi ghiacciai, i piccoli borghi isolati di pescatori sono costruiti interamente con strutture prefabbricate, chiese ed edifici pubblici compresi, per contenere i danni in caso di inondazioni improvvise.
Delle grandi eruzioni del passato rimangono oggi delle tracce visive all’apparenza tutt’altro che inquietanti: distese immense di muschio soffice ricoprono dolcemente le antiche colate laviche, provocate da eruzioni imponenti che in tempi non troppo lontani causarono immense devastazioni e carestie anche ben oltre i confini dell’isola. Nella storia islandese l’eruzione del vulcano Laki nel 1783 fu una delle più potenti di sempre e senz’altro la più catastrofica in termini di vittime: morirono infatti circa un quarto degli abitanti dell’isola e metà del bestiame bovino. Inoltre, la lunga carestia che le sue nubi di cenere diffusero fino in Francia pose le basi per quel malcontento popolare che sfociò rapidamente nella Rivoluzione Francese.
Il nostro viaggio
Il poco tempo a disposizione e la natura imprevedibile del clima islandese ci hanno imposto una visita frettolosa e in condizioni di luce non sempre ottimali, ma è anche nella mutevolezza del meteo che risiede il fascino di quest’isola. Nella penisola di Snæfellsnes ci siamo imbattuti in improvvise e violente raffiche di vento, alternate ad altrettanto improvvisi momenti di calma, e siamo giunti alla conclusione che sporgersi dalle falesie per cercare scorci fotografici avrebbe potuto non essere una buona idea… La Depressione d’Islanda, causa principale della sua instabilità meteorologica, influenza nettamente anche il clima europeo ma l’azione della Corrente del Golfo rende le temperature islandesi relativamente miti, considerandone la latitudine prossima al circolo polare artico.
Guidare in Islanda è un’esperienza memorabile: fuori stagione si può percorrere per centinaia di chilometri il nastro nero della Route 1 (o Ring Road, che si snoda agile lungo l’intero perimetro islandese) senza incontrare anima viva, circondati da una natura selvaggia e incontaminata di grande fascino. Le immense colate laviche, estese a perdita d’occhio, rappresentano forse l’elemento di maggior meraviglia per i nostri occhi, così abituati alla macchia mediterranea e ai tafoni erosi nel granito antichissimo. Nell’immagine, il nostro instancabile “autista” Fabio attraversa i suggestivi campi di lava della penisola di Snæfellsnes. Percorreremo in totale 1910 km in terra islandese.
Il Golden Circle è un celebre percorso turistico che si può compiere in una sola giornata, partendo dalla capitale Reykjavik. In alcune decine di chilometri, racchiude una sintesi di ciò che l’isola può offrire in termini storici e paesaggistici. Il percorso attraversa il parco nazionale Þingvellir, vero orgoglio nazionale per gli islandesi in quanto venne qui fondato, nell’anno 930 dc, il primo parlamento al mondo (Alþingi) ad opera dei primi colonizzatori vichinghi provenienti dalla Norvegia. Þingvellir è anche un importante riferimento geologico perché qui si può osservare con grande evidenza la separazione delle placche continentali nordamericana ed eurasiatica (nell’immagine), dimostrazione concreta e palpabile della deriva dei continenti.
La prima immagine mostra una porzione di parete della faglia continentale nord-americana, sempre a Þingvellir. Un’altra tappa obbligata del Golden Circle è la zona dei geyser dove, ad intervalli regolari, è possibile ammirare il potente getto d’acqua bollente dello Strokkur (nella seconda immagine) che raggiunge solitamente un’altezza di circa trenta metri. Se si è particolarmente fortunati si può però assistere anche alla possente eruzione del grande Geysir, che nel 1845 raggiunse l’impressionante altezza di 170 metri e più recentemente, nel 2000 a seguito di un terremoto, altre eruzioni formidabili fino alla quota di ben 122 metri.
A breve distanza dal grazioso paesino Vík í Mýrdal (dove nell’ottimo ristorante tipico abbiamo avuto il privilegio di gustare il salmone atlantico e l’agnello affumicato islandese, sapori veramente sopraffini) si trova la spiaggia nera di Reynishverfi (nell’immagine) celebre per i caratteristici faraglioni.
I dintorni di Vík offrono grandi opportunità per la fotografia paesaggistica. Dal vicino promontorio Dyrhólaey abbiamo potuto apprezzare una vista magnifica sul grande arco naturale che si apre nella parte terminale della scogliera e sull’ampia spiaggia nera sottostante. Nell’immagine, uno scorcio della falesia.
Sempre nei pressi di Vík, le formazioni di basalto colonnare incombenti sulla spiaggia Reynisfjara (nella seconda immagine) e la retrostante grotta Hálsanefshellir (della quale presentiamo una vista sferica nel virtual tour a fine articolo) rappresentano uno spettacolo naturale veramente toccante. Procedendo verso nord-est, la Road 1 attraversa i campi di lava creati dall’eruzione del vulcano Laki (in questa prima immagine e nel virtual tour), ricoperti a perdita d’occhio da un manto soffice di cuscini muschiosi, uno scenario che sembra nascere dalla fantasia di un fumettista.
I robusti cavalli islandesi, dalle folte criniere, derivano dai pony che i primi coloni vichinghi introdussero nel IX e X secolo ma sono considerati a tutti gli effetti dei cavalli. Si tratta inoltre dell’unica razza equina presente nell’isola, preservata rigidamente nei secoli in quanto è proibita sia l’importazione di altre razze, sia il ritorno dei cavalli islandesi precedentemente esportati. Sono animali molto mansueti e si lasciano avvicinare, come dimostra quest’immagine scattata lungo la strada, nella penisola di Snæfellsnes.
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